mercoledì 7 settembre 2011

Una foto ai miei pensieri

Ho voglia di raccontare la storia di una ragazza che non conosco ma che in queste ultime settimane sta diventando abbastanza famosa per chi 'frequenta' la rete.
Si chiama Anna Lisa è se cliccate sul suo nome scoprirete che è famosa (suo malgrado e sua volontà) perché ha un cancro e perché ha deciso di raccontarlo, ogni volta che può, con la forza della disperazione e il bisogno di sentirsi normale.

Io non conosco Anna Lisa ma proprio per questo il suo nome diventa per me il nome di tutti coloro che stanno lottando per qualcosa di più serio rispetto ai rivoli di cazzate e scemenze in cui ci si perde tutti i santi giorni.

Certo, non occorre ammalarsi per capire e pesare l'importanza della propria vita, ma l'esperienza di chi è colpito da questo nonsenso può diventare uno strumento per riappropriarci, almeno per un momento, della dimensione reale della nostra esistenza. Come tutti gli strumenti, questi diventano utili se si ha la voglia e la capacità di usarli.....

Ci tengo a chiarire che non voglio che queste mie parole servano a dire:
"cosa vuoi che sia
passa tutto quanto
solo un po' di tempo e ci riderai su

e il mondo che ti dice
"tu pensa alla salute"
e c'è chi pensa a quello
a cui non pensi tu "


Ho visto gioia e fame di vita anche in chi (come Anna Lisa), soffre per un cancro, e in chi è in pieno possesso delle proprie facoltà fisiche e mentali. Ho visto superficialità e senso di abbandono in corsie di ospedali e sugli sgabelli di un bar (e anche allo specchio se devo dirla tutta).
No, non è una flebo attaccata al nostro braccio che ci farà trovare il senso a questa storia. io non ho nessuna intenzione di passare la mia vita salutando qualcuno dicendogli che 'tiro avanti', che penso alla salute (perché tanto c'è chi pensa a quello a cui non penso io).

No signori. E' proprio pensando anche a tutto il resto che si da un senso a chi non ha la fortuna di stare bene, a chi vorrebbe avere il secondo tempo di una partita giocata male nei primi quarantacinque minuti. ma per giocare quella partita occorre spogliarsi prima di scendere in campo, spogliarsi di ogni convinzione, abitudine, maschera, e fare l'unico gesto che ci rende uomini, un gesto semplicissimo ma difficilissimo: pensare

(PS non ho l'assurda pretesa di essere profeta di nessuno, diciamo che il primo e unico discepolo di queste parole sono io e scrivere è lo strumento che utilizzo per fare una foto ai miei pensieri... Buona fortuna Anna Lisa)

Nessun commento:

Posta un commento