domenica 18 settembre 2011

Le dimissioni non si chiedono, si danno

Ora che io non sia particolarmente tenero con il nostro Premier e che non condivida nulla di ciò che ha fatto a livello politico e personale negli ultimi 17 anni non è un segreto. 
Non faccio quindi mistero (ma nemmeno vanto) del fatto che il mio voto non ha mai contribuito a renderlo il Primo Ministro con il maggior numero di giorni di governo nella storia di tutta le Repubblica Italiana.
Che io abbia un'idea della senilità e dell'amore decisamente agli antipodi con Mister B. conta molto per me e per chi mi sta vicino, ma decisamente nulla per il resto del Mondo.
Va da se quindi che non mi senta di idolatrare chi riesce a "farsene otto in una sera" rammaricandosi per aver lasciato fuori dal pallottoliere altre quattro povere ragazze sfortunate, questa è una mia scelta dettata da tanti fattori che hanno messo insieme la mia personale visione della vita.
Viste le premesse rivendico come un valore il fatto di essere perciò distante dalla concezione di "bellezza" messa in vendita come se fosse un qualsiasi oggetto prezioso e quindi acquisti di per se un prezzo.
Infine mai spererei per mia figlia un avvenire fatto di lustrini e paillettes, e magari di "favori" in cambio di occasioni. Credo che questo appartenga a tutti i padri di famiglia, almeno quelli che mi è capitato di conoscere (e ringrazio la sorte per non avermi fatto incontrare gli altri).

Ma detto questo e omesso tanto altro non posso fare a meno di spezzare una lancia in favore del sig.Silvio Berlusconi, e non ci metto né sarcasmo né retorica in questa frase, tant'è che la lancia alla quale mi riferisco ha un valore puramente astratto.
Già, perché mi sembra di ricordare che l'Italia sia ancora una Democrazia, una Democrazia Parlamentare, dove la Sovranità appartiene al Popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione (art. 1) e dove il Presidente della Repubblica, una volta sciolte le Camere dopo aver sentito i loro presidenti (art. 88), DEVE accertare e verificare se sussistono le condizioni per una diversa maggioranza e un altro Governo.

Dico questo perché non ne posso veramente più di sentire come un disco rotto la parola "dimettiti" usata ogni secondo da parte dell'opposizione nei confronti del leader del centrodestra. Chiedere le dimissioni è come riempire un palloncino d'aria e poi legarlo. Lasciato a se stesso lo ritrovi dopo qualche giorno raggrinzito e fermo a terra, senza neanche più lo slancio del volo; inutile, come un pallone sgonfio.

Volenti (o nolenti come nel mio caso). questo signore è stato scelto dagli italiani in elezioni libere, ed è un fatto accaduto tre volte su cinque negli ultimi 17 anni. Le altre due elezioni, che hanno visto l'affermazione di Romano Prodi, nascono quasi più da incidenti di percorso della maggioranza attuale (mancata alleanza con la Lega nel 1996 e un affermazione 24.000 voti su 38 milioni alla Camera ma con una consistente minoranza di circa 500.000 voti in meno al Senato).
Io ero tra i 24.000 del 2006 e sono sempre stato dalla stessa parte, ma nessuno riuscirà mai a convincermi che non valga la pena mantenere il rispetto per coloro che l''hanno pensata in maniera opposta dalla mia in ogni tornata elettorale.
La richiesta di dimissioni urlata contro il cielo è l'ennesimo esempio del mancato rispetto delle Istituzioni, è mettersi allo stesso piano (e non alla stessa camera da letto ovviamente), di chi ha sempre visto complotti nelle segrete stanza della magistratura.
Sarà che ho sempre nutrito una certa antipatia di fronte ai giocatori che, nel subire un presunto fallo, ancor prima di rialzarsi hanno lo slancio di rivolgersi all'arbitro chiedendo l'ammonizione per l'avversario.

Qui in campo ci sono tre arbirti, il Parlamento, il Presidente Napolitano e il popolo. Se il primo decreta ufficialmente la fine della maggioranza il secondo scioglie le Camere e si rivolge al terzo (nel caso non si presenti un'altra maggioranza).
Cosi funziona secondo la nostra Costituzione, giustamente invocata e difesa dagli 'urlatori' in molte altre occasioni.

Per me è un principio di coerenza, le dimissioni non si chiedono, ma si danno. Se mai un elettore di centro destra vorrà dimissionare l'esperienza politica di Berlusconi lo potrà fare, o perché deluso dalla fiducia mal riposta, o magari convinto da un'alternativa più valida.

Dimenticavo, c'è un'ulteriore possibilità prevista per coloro che non accettano le regole del gioco, cambiarle, magari con la tanto attesa rivoluzione, che oggi non si farà, domani forse, ma dopodamani sicuramente (GG). In passato si è visto che chi ci ha provato spesso ha finito per provocare più danni che benefici.

La vera rivoluzione è vivere ogni giorno un giorno diverso da quello precedente, spianando con la forza di uno e l'utopia di tanti l'inarrestabile declino di questo Paese.
Per farlo non serve urlare, ma dare l'esempio e sussurrarlo con gli occhi, poi toccherà agli altri decidere che prima o poi gli altri siamo noi.

Nessun commento:

Posta un commento