lunedì 19 settembre 2011

La sottile linea rossa (di vergogna)

Ci si frequenta per mesi, per anni, per circostanze che sono figlie di scelte che non prevedono scelte nelle conseguenze. Si diventa conoscenti perché si ha la sorte di condividere lo stesso lavoro, o magari si diventa amici di etichetta perché si è deciso di spendere il proprio tempo libero all'interno di una stessa associazione... talvolta si diventa Compagni senza mai essere in realtà nemmeno complici.
Ci si trova a condividere la propria vita con qualcuno e di conseguenza a diventare qualcuno per tante altre persone, con le quali forse mai avresti passato un'ora della reciproca vita di entrambi.
Gli incontri e gli inevitabili scontri fanno parte della continua interazione che ci rende esseri sociali ancor prima forse di esseri umani.

Ho imparato che ci sono vari modi per relazionarsi con una persona con la quale "sei costretto" a farlo. Mi si potrà ribadire che nessuno ci costringe a far nulla, ma in realtà il buon senso e l'intelligenza ci spingono ad avere sempre rispetto per chi si ha di fronte.

Ho molti conoscenti e pochi amici, e tra i tanti conoscenti qualcuno si sceglie volontariamente di perdere, cosi come credo che il ragionamento possa valere in maniera inversa per tanti altri nei miei confronti. Quello che invece vorrei perdere per sempre è l'abitudine di vivere un rapporto in modo automatica, ossia chiedere ciò che si dovrebbe chiedere in determinate occasioni, fingere di provare gioia o stupore quando si prova sopportazione, salutare in modo enfatico qualcuno di cui non ti ricordavi nemmeno l'esistenza, accondiscendere a persone con un ruolo sociale importante come se fossero più persone degli altri.

Non dico che per non essere ipocriti occorre sputare sentenze e pronunciare ogni cosa ci passa per il cervello, ma la sottile linea rossa (di vergogna), che separa l'ipocrisia dall'essere diretti (senza porsi nessun dubbio su quale direzione si prende), è il vero filo dove l'equilibrista che sta in me cerca sempre di percorrere, spinto da folate di vento che mi portano talvolta ad avere svarioni verso il campo dei farisei e talvolta verso quello dei maleducati.
Sto cercando di imparare che mai e poi mai il mio sacrosanto diritto di avere un'opinione sulle persone potrà tramutarsi in alcun modo su un giudizio inappellabile, e mai può scivolare nell'arroganza che ti inebria quando si pensa di "essere dalla parte della ragione".
La vera ragione ha una sola parte, che non è quella che ci rende ipocriti né quella che ci rende antipatici, ma quella che ci innalza alla dimensione della saggezza.

Non si scelgono fratelli e sorelle, madri e padri, suocere o colleghi di lavoro, spesso non si scelgono compagni di viaggio e talvolta ci si imbatte in partner occasionali di qualunque fase della nostra vita. Ciò che in realtà è sempre possibile scegliere è essere se stessi, senza per forza dover recitare la parte che ci spetta da un copione scritto dalle circostanze ( e senza dover essere rivoluzionari per forza).

Si scelgono gli amici, quelli veri e non quelli su facebook, si scelgono mogli e mariti e si sceglie se credere in qualcuno che ci fa sentire meglio al Mondo.

Tutto il resto si accetta, con la convinzione che alla lunga valga molto più un atteggiamento onesto rispetto a decine di saluti o non saluti figli più del nostra origine animale che della nostra evoluzione sociale.

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