venerdì 23 settembre 2011

Lo spaventapasseri e la Cornacchia

Un Milanese salvato dalla Lega Nord non dovrebbe di per se far notizia. Un deputato salvato dalla Casta purtroppo non fa più notizia da tanto tempo (si limita a creare indignazione). Un Parlamento che si attacca come una sanguisuga alla propria posizione, senza tener conto che fuori è cambiato tutto rispetto alle elezioni del 2008 non è una novità sulla quale spendere parole e richieste, d'altronde si chiama abitudine quel processo mediante il quale un comportamento si ripete in maniera costante, annacquando le reazioni circostanti alle conseguenze del comportamento abitudinario.

Siamo quindi stati abituati alla rassegnazione, condita di rabbia ma affogata di impotenza, Siamo diventati sempre più spesso incapaci di sussultare di sdegno di fronte alle ingiustizie che ci piovono sopra la testa, e limitiamo la nostra contrarietà a parole che si perdono assieme ai fondi del caffé che abbiamo appena consumato.

I nostri occhi si sgranano e le guance assumono quel rossore tipico della rabbia quando vediamo i "potenti" che se la cantano e se la suonano, quando i politici si perpetuano all'infinito, quando le giovani leve che dovrebbero diventare la nuova classe dirigente hanno si scarpe nuove ma portano in testa cappelli vecchi e consunti che qualcuno ha appoggiato loro sopra il capo (ma che più spesso sono stati loro stessi a richiedere tendendo la mano in segno di grazia).

Ora ho ben chiaro che la direzione del cambiamento non può che passare attraverso  la via dell'indignazione, ma per percorrere a testa alta quella via bisogna realmente assumersi la responsabilità di spogliarsi dalle mille caste a cui apparteniamo. L'Italia è una società basata sulle Caste ben più della lontana India. Non è possibile toccare nulla in questo Paese museo, non si toccano le pensioni, non si toccano gli ordini professionali, non si toccano le rendite di posizione, non si toccano gli scatti di anzianità, non si tocca la mancanza di progressione per merito, non si tocca il proprio orto, si è tutti spaventapasseri senza rendersi conto che qualche volte ci vestiamo da cornacchie.

Solo allora la sana indignazione sarà un'arma da estrarre dal fodero, accompagnata dalla propositività delle azioni che assume ben più forza e vigore dello slogan urlato al cielo.

Se il Parlamento salva un deputato dall'arresto, rendendolo più uguale degli altri di fronte alle legge, occorre ricordarsi nel momento di esercitare il proprio diritto di voto. Se la Regione Marche dice di voler rimodulare i ticket sanitari a seconda del reddito e poi nei fatti non lo fa (al contrario della vicina Emilia Romagna), occorre ricordarsi. Se non si trova nessuna convinzione nello scegliere l'alternativa, occorre diventarla in prima persona o al limite non sceglierla, per non assumersi concorsi di colpa.

L'indignazione ha solo una sorella che può percorrere con lei la strada che porta ad un Paese veramente diverso da quello di oggi, e non si chiama speranza (quella lasciamola alla Chiesa), ma si chiama Coerenza. Indignazione e Coerenza, le uniche due figlie naturali di un Uomo Nuovo.

Allora non si avrà più spazio per signori in cravatta verde che appendono cappi a Montecitorio e dopo qualche anno dicono No ad una richiesta d'arresto per un deputato, né a saltimbanchi che professano una diversità morale e poi non si accorgono di avere mille conflitti d'interesse in rivoli di società partecipate e baracconi statali, parastatali e affini.

Ora, coerentemente con quanto scritto, ho deciso di andare ad annaffiare il mio orto..... quello vero!

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