giovedì 15 settembre 2011

Corri Forrest corri


"Quel giorno, non so proprio perché decisi di andare a correre un po', perciò corsi fino alla fine della strada, e una volta lì pensai di correre fino la fine della città, e una volta lì pensai di correre attraverso la contea di Greenbow. Poi mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui tanto vale correre attraverso il bellissimo stato dell' Alabama, e cosi feci. Corsi attraverso tutta l'Alabama, e non so perché continuai ad andare. Corsi fino all'oceano e, una volta lì mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui tanto vale girarmi e continuare a correre. Quando arrivai a un altro oceano, mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui, tanto vale girarmi di nuovo e continuare a correre; quando ero stanco dormivo, quando avevo fame mangiavo, quando dovevo fare... insomma, la facevo! (Forrest Gump")

Ho conosciuto un ragazzo che era stanco di rincorrere i fantasmi della vita, stanco di dare la caccia a sogni che prevedevano l'abbandono dei suoi sogni, era stanco di riempire le proprie giornate di minuti che si lasciavano alle spalle altri minuti, di ore che cancellevano altre ore; era stanco di trovare sempre nuovi amici senza che fossero veri amici. Questo ragazzo era consapevole che stava diventando più faticoso continuare a star fermo in attesa perenne che il giusto prendesse il posto dello sbagliato. Così, senza un motivo scatenante, privo di un momento a cui dare un significato, ha guardato negli occhi se stesso e ha fatto quello che in realtà sapeva di dover fare da tempo, ha smesso di camminare e a cominciato a correre.

La corsa è una metafora del modo in cui si sceglie di vivere la propria vita. Non ci sono trucchi dietro ogni falcata, si è soli con le proprie gambe e la propria tenacia, non ci sono motori che ti possono spingere più veloce né telai in carbonio che possono renderti la strada meno faticosa. Non ci sono tecniche da imparare per migliorare il responso del cronometro né ci sono compagni di squadra che ti possono aiutare a rifiatare. Non ci sono avversari a cui dare la colpa della tua sorte né finti compagni con i quali dividere successi che sono tutti tuoi. Sei lì, solo, con il paesaggio che ti osserva e con te che ricambi lusingato quello sguardo languido e familiare.

Quando si è giù di morale si può correre lontano da qualcosa, quando si è felici si può correre incontro a qualcuno, quando si è se stessi basta semplicemente correre, staccandosi dai mille falsi problemi che si sono depositati come scorie nella mente in ogni singolo giorno dove si è persa un'occasione per far del bene alla persona con la quale dovrai prima o poi fare i conti, te stesso.

Ti accorgi che tutto quello che ritenevi lontano dalla tua portata lo era semplicemente perché non avevi la volontà di allungare la mano nella giusta direzione, è un po' come pretendere di lenire il proprio dolore con una botta più grossa del male stesso che ti divora.

E allora smetti di girare intorno ai problemi e gli corri incontro, ti presenti a loro per quello che sei e non per ciò che vorresti essere e per quello che ti han fatto credere di diventare. Si scopre con piacere che non si hanno bisogno di passerelle per correre, non occorrono palchi dove salire per ritirare premi e applausi, perché le mani che battono alla fine di ogni corsa sono le tue, come sono tue le mille gocce di sudore che ti fanno brillare il viso e chiudere gli occhi, come è tuo il sale che si deposita sulle tue labbra e ti fa conoscere il sapore della fatica, dolcissimo.

Mentre sei li che corri non sei costretto a tenerti attaccato a pantaloni e gonne di chi è stato prima di te in pista, non hai bisogno di stringere i denti per fermare parole fuori luogo, e se mai ti prende la voglia, puoi gridare tutto ciò che ti passa per la testa, i vicini magari non capiranno ma le foglie degli alberi ci rideranno su. Non ci sono comportamenti da tenere a seconda delle situazioni e per rifocillarti basta mangiare quel che ti va, senza dover per forza riempire stomaco e mente con mangime da polli d'allevamento.

Certo, se corri da solo non arriverai mai primo, ma neanche ultimo, l'importante, come in tutte le cose della vita, è arrivare, senza perdersi per strada.
L'arrivo in fondo è lo stesso per tutti, nonostante l'uomo cerchi da sempre di scendere a patti con Dio e ancor più spesso di bussare alle porte della Scienza e della Medicina.

Eppur si muore, ma d'altronde meglio morire correndo che vivere strisciando

1 commento:

  1. Ti leggo con ammirazione e interesse. Questa cosa che hai scritto della corsa é saggia e profonda ed estremamente vicina al mio modo di viverla. Poi c'é un momento in cui si possoo anche condividere dei km. Poi c'é un momento in cui si possono incontrarre persone. Ma in primo luogo la corsa é qualcosa di assolutamente personale. Tua la strada, la fatica, l'inferno e la delizia. Anna

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