mercoledì 21 settembre 2011

i migliori Danni della nostra vita

C'era una volta, o forse erano due, o tre, o quattro, o magari nessuna, o perché no, centomila!

Centomila, come le occasioni che si sprecano per dimostrare a se stessi di poter essere una persona migliore; centomila, come le situazioni che si perdono per dimostrare agli altri di essere una persona migliore; centomila, come le volte in un giorno che il nostro cuore batte ricordandoci di essere vivi per "miracolo"; centomila, come gli occhi che si voltarono a guardare il cielo, aspettando il momento in cui sarebbero arrivati "loro"; centomila come il numero di telefonate inctercettate tra il nostro premier e il signore che gli rimediava la merce, e mi batte una volta di meno il cuore sapendo che per merce si intendono le donne (preferivo un premier tossicodipendente che ninfomane); centomila come le vecchie mila lire che appena dieci anni fa ci facevano sentire ricchi, consapevoli che non sarebbero finite dietro a mille spese che non riusciamo più a coprire con la corta coperta dell'euro; centomila, come i momenti in cui i nostri genitori ci hanno fatto capire che tutto si farebbe per i propri figli; centomila, come i momenti in cui si sarebbe potuto dire grazie ai nostri genitori per quello che hanno fatto per noi; centomila, come le cose che non rifarei se solo ne avessi l'occasione; centomila, come i secondi che segnano momenti di felicità e che si vorrebbero far diventare minuti, ore e giorni infiniti, ma purtroppo ciò che finisce è solo il pensiero di rendere la felicità "per sempre". Centomila, come le volte che sbattono le palpebre degli occhi della persona che ami, chiudendo dietro di sè l'unico sguardo che ti ha fatto sentire "centomila", talvolta "nessuno", e quasi sempre "uno".

Centomila, come gli anni che dovranno passare prima che qualcuno dall'aldilà si ricordi di noi e si prenda la briga di venirci a salvare, dato che alla fine la storia ha dimostrato che non sia proprio convenente farlo, magari si finisce per la seconda volta appesi ad una Croce.

Centomila, ma molto spesso una, come la chance che si vorrebbe riavere per poter compiere una scelta diversa al bivio della vita che non ripassa mai più.

Non centomila, ma 26 anni, 6 mesi e dieci giorni, come il tempo che ci ho messo a dire a mio padre "avevi ragione tu, scusa per i grattacapi che ti ho dato".

Certo, i migliori anni della nostra vita ci auguriamo che siano sempre di fronte a noi, abbracciando quel pensiero positivo che è l'unico compagno possibile per una età adulta serena e per una vecchiaia saggia. La speranza è invece che siano definitivamente alle nostre spalle i migliori Danni della nostra vita, quegli inevitabili errori che si sono sposati alle cose giuste che talvolta ci è capitato di fare e che ci hanno resi oggi l'uomo che siamo..... perché spesso capita che l'errore non si capisce prima di commetterlo.

Non serve una lunga vita per comprendere che ogni cosa si potrebbe far meglio, ma spesso serve a capire che la perfezione non esiste, esiste invece la consapevolezza di accettare che l'uomo non è Uno, e che la realtà non è oggettiva. Si passa dal considerarsi unico per tutti (Uno) a concepirsi come nullità (Nessuno), fino a prendere atto che esistono diversi Noi man mano che costruiamo rapporti sociali con gli altri (Centomila).

Esiste la fame di vita, e se si rimane troppo spesso a digiuno ci si prende inconsapevolemente gioco di coloro che non hanno più fame perchè non hanno più vita. Basta, esco per strada e cerco qualcuno per raccontargli una storia che comincia cosi: "C'era una volta, o forse erano due, o tre, o quattro, o magari nessuna, o perché no, centomila!"

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