lunedì 3 marzo 2014

Primarie ad Urbino: Ritorno al Futuro parte IV


Chi si è visto al cinema i primi tre episodi di "Ritorno al futuro" non potrà che accorgersi che l'ultima puntata della serie è stata girata ad Urbino e riporta un'intera città, assieme a tutti i suoi abitanti, al 1980.....

Potrei buttarla sulla satira, scriverla in maniera ironica, ma non sono un comico, faccio ridere qualcuno pur senza essere un buffone né un giullare. Allora la scrivo come so fare....

Le primarie del PD ad Urbino: Londei in testa e la Muci che incalza dietro, entrambi se la vedranno al ballottaggio per diventare il candidato Sindaco PD di Urbino per i prossimi 5 anni.
Già sento tutti quelli che mi attaccheranno perché "le primarie sono uno strumento democratico e non si possono discutere, i cittadini vanno rispettati nelle loro decisioni"..... Risparmiatemi la paternale politically correct, io sono uscito da un partito proprio per poter dire ciò che penso senza recitare una parte, senza fare sorrisi di circostanza e ingurgitare merda facendola passare per cioccolata.

6 anni fa fui linciato verbalmente ad una assemblea del PD del 26/05/2008 perché dissi questo davanti a tutto il gotha della politica locale provinciale:

"ho passato trent’anni della mia vita ad Urbino, il comune simbolo del Partito Democratico della nostra provincia, almeno stando ai risultati elettorali. Il Pd non solo è il primo partito, ma è partito di maggioranza assoluta con il suo 56% dei voti. L’equazione sarebbe semplice, importiamo il modello Urbino per poter finalmente arrivare al principio di autosufficienza tanto caro a Veltroni, almeno fino a 5 giorni fa. 
Io invece vi dico perché Urbino rappresenta il fallimento dell’idea che ho io del Pd, ed in questo chiedo di dimenticare solo per un attimo il binomio consenso/politica. 
Gli elettori non hanno la possibilità di controllare efficacemente né l'attività dei dirigenti politici eletti, né l'organizzazione dell'intero sistema politico. Peraltro la partecipazione politica vera e propria è patrimonio di ben poche persone, spesso le più ricche, decisamente quelle con un lavoro che permette molto tempo a disposizione. 

Urbino è una città che lega la sua economia essenzialmente al trinomio Università, Sanità, Amministrazione. Se si ha tempo da perdere sarebbe opportuno prendere tutti i nomi degli impiegati di queste tre istituzioni per capire come il nepotismo e la rete clientelare abbiano giocato un peso enorme nel radicamento del partito sul territorio e nel suo conseguente risultato elettorale. Ovviamente tutti i concorsi sono stati fatti a regola d’arte, è difficile sicuramente trovare qualche appiglio legale per contestare l’assunzione di taluno o talaltro."

Nel suo piccolo un'analisi semplice che ognuno di noi ha spesso sentito e dichiarato, nulla di straordinario dunque, ma del tutto inopportuna se detta in un consesso dove vige la regola del "volemose bene" e dell'inchino al più forte. 
Oggi Urbino ha dimostro una volta di più di essere abitata da tanti Schettino che l'inchino lo sanno fare e non si curano se la nave sono decenni che è ormai incagliata in un colle dalla quale non ne vuol proprio sapere di scastrarsi.
Non arrabbiatevi, non vi sentite insultati, se non la pensate come me datemi dell'incoerente e del coglione, ignoratemi e continuate a vivere nelle vostre mura convinti che gli uomini che avete votato alle primarie non abbiano nessuna responsabilità in merito al degrado urbanistico e sociale di oggi.

Ad Urbino per voi va tutto bene, bene a tal punto che in un'Italia che fa della parola cambiamento un mantra ormai stanco e nauseante, si può ben ricandidare a Sindaco un uomo che il Sindaco l'ha fatto già nel 1980 e poi ha passato il proprio tempo nel Parlamento che più di ogni altro ha la responsabilità della decadenza italiana degli ultimi vent'anni.

Molti commentano la decisione di votare Londei con un ragionamento crepuscolare per la politica, ossia si vota Londei perché è la persona giusta per portare soldi ad Urbino, ha le conoscenza e gli agganci per muovere il denaro sotto i Torricini..... Incredibile, l'affermazione in questione è quanto di più lontano si possa sperare dalla classe politica, significa che per governare un'amministrazione servono conoscenze e amicizia ancor prima che idee e competenze, e questo mi fa schifo.

Certo, lo strumento è democratico, ma anche una bomba lanciata in acqua ammazza pescecani e pesci rossi in maniera democratica....., Ditemi voi se ad Urbino ci si mai stata un'opposizione degna di questo nome, ditemi voi se ad Urbino il partitone abbia mai avuto il coraggio di rinnovarsi negli atti concreti ancor prima che negli uomini, ditemi voi se Urbino così com'è vi piace, e soprattutto ditemi voi se siete gente LIBERA, gente che non deve ringraziare nessuno per il proprio posto di lavoro o per quello dei vostri figli, gente che non deve salutare qualcuno con benevolenza per essersi 'ricordati di loro'.
Non ne posso proprio più di vedere quelli che si ergono a paladini della democrazia con il sedere coperto da incarichi in enti parastatali, senza sapere nemmeno che la cosa più antidemocratica del mondo è non partire tutti con le stesse opportunità, antidemocratico è occupare ruoli e posizioni non per meriti ma per servilismo, antidemocratico è pensare che in fondo "è vero, quel posto l'ho avuto con un favore, ma sono capace e questo lo rende meno peccaminoso".

Tenetevi questa Urbino, che io pur guardandola dalla torre di Fermignano non smetterò mai per un attimo di amare, ma che mai più contribuirò ad affossare con pavida benevolenza verso i padroni della politica.

La vera rivoluzione non è quella dell'abbassamento dell'età media, la vera rivoluzione è il cambiamento nei fatti, le parole ormai le sanno usare quasi tutti, quasi tutti hanno "imparato a studiare per poterti fregare", ma in pochi hanno in mano l'arma più deflagrante dell'intero sistema politico locale e nazionale....... si chiama coerenza, ancor prima di coraggio.

martedì 25 febbraio 2014

Un milione di piccoli uomini


Ora io mi chiedo, ma chi ve lo fa fare di rovinarvi la vita in questo modo?

Parlo di voi, voi che fate politica locale, politica da squattrinati con la quale non ci si arricchisce ma nella quale rimanete invischiati, convinti ormai di essere utili alla società, in realtà utili solo a voi stessi, per risparmiare sedute dallo psicanalista e usare il vostro impegno politico per far rifornimento di autostima, per sentirvi importanti benché impotenti.
Voi che perdete il contatto con il mondo reale non perché girate in Ferrari, ma perché riducete quella che una volta era la passione di una vita ad una vita misera, dove l'ipocrisia e i personalismi la fanno da padrone, dove non si battaglia più sui temi e sulle posizioni di principio, ma sui nomi e sulle antipatia, dove a parole si proclama merito e competenze ma il merito vero è quello della fedeltà alla linea, al capo, a chi vince.
Mi fate tristezza perché nemmeno voi vi rendete conto di quanto la politica vi abbia trasformato. Siete i figli non riconosciuti di un paese che non vi vuole più, perché la vostra colpa è riempirvi la bocca di parole e la faccia di contraddizioni. Non avete le palle per riconoscerlo e vi sbarazzate di qualunque giudizio che va in questa direzione con la convinzione che sia intriso di rabbia, antagonismo e invidia.
No cari miei, non vi invidio, non invidio chi per tirare a campare si inventa un leader da seguire piuttosto che un idea da perseguire. Non vi invidio ma provo pena, perché siete ormai completamente assuefatti dal vostro piccolo ruolo, pur essendo pedine, siete pedine in una dama dove le regole per muoversi sono quelle degli accordi sottobanco, delle riunioni di facciata, delle telefonate ipocrite, delle pugnalate alle spalle, dei sorrisi di circostanza e delle battaglie a salve.

Siete voi il vero cancro della politica italiana, perché voi siete la poltiglia nella quale la politica di alto livello sguazza, siete voi che permettete che una persona che fa una battaglia di slogan intrisi di cambiamento e lotte al potere costituito poi sia capace di rimangiarsi tutto, e pur di diventare Presidente del Consiglio se ne sbatte le palle se deve passare dalle strettoie dell'incoerenza e della mancanza di etica, del tradimento e della faccia da deretano.

Il fine giustifica i mezzi? dipende qual'è il fine e quali sono i mezzi. il mio fine è un ritorno all'etica ormai eretica, un comportamento dove le parole anticipano i fatti che seguono e i fatti si accompagnano a parole e comportamenti in assonanza tra loro.

Ma tutto questo è irrealizzabile con queste basi, con gente che fa battaglie che mettono al centro lo strumento (il partito) piuttosto che la gente e la giusta causa.

Non sono tutti cosi? Si, lo sono. Chi rimane dentro questa macchina diventa o inutile o ingranaggio, ed anche il più piccolo degli ingranaggi fa girare il mostruoso orologio del conto alla rovescia.

Cosa? tutti sono così, anche chi non fa politica? In tutti prevale l'interesse personale a quello sociale? Abbiamo la classe politica che ci meritiamo? Balle, la differenza enorme e fondamentale è che chi decide di fare politica dovrebbe mettere al centro delle proprie azioni ciò che va a vantaggio delle Comunità, dovrebbe far prevalere l'interesse pubblico e non il proprio e quello della propria bottega. Questo rende differente l'operaio, l'imprenditore, il pensionato, dall'uomo politico. Se i primi mettono l'egoismo e l'interesse per se stessi davanti tutto la cosa non mi piace ma non posso accusarli di nulla se non commettono illegalità, ma se l'uomo politico fa la stessa cosa io lo giudico sull'etica e sulla coerenza e non sulla legalità delle proprie azioni (per questo tu Renzi potrai anche fare miracoli ma la tua vigliaccata, il tuo peccato originale non scolorirà mai nemmeno di fronte ai risultati).

Non mi bagno di nichilismo e menefreghismo, non mi sento un populista nel gridare il mio schifo e sono convinto che solo con il venir meno di privilegi diretti ed indiretti tutto questo possa cominciare a cambiare, ma ancor prima occorre la libertà, quella libertà intellettuale che ti permette di non essere figlio di nessuno e che ti rende capace di prendere le decisioni più giuste piuttosto che quelle più utili. Spezzate quel cazzo di catene e ricominciate a vivere da uomini piuttosto che da marionette, e senza rendervene conto la vostra stessa vita comincerà ad acquistare un senso, quel senso che avevate in tasca all'inizio del voto percorso e che avete gettato nel cesso assieme alla vostra dignità.