giovedì 6 ottobre 2011

In equilibrio sopra la livella

Post tristissimo e pseudo filosofico, se ne sconsiglia la lettura a persone normali. Nel caso in cui decidiate di continuare avrete due possibili interpretazioni alla base della vostra scelta, o non vi credete normali o non credete alla normalità....

So di essere a contatto con un terreno scivoloso e oscuro, me ne rendo conto ancor prima di cominciare a mettere sotto forma scritta i miei pensieri.. In questi giorni essi hanno preso il via trascinati dalla corrente della mia mente. In ogni momento vengono irrorati da affluenti improvvisi e pur dividendosi in tanti rivoli alla fine riprendono a scorrere nel letto di un unico fiume, destinati alla foce, destinati a quel mare nel quale non è poi così dolce naufragare.

Con essa hanno provato a fare i conti filosofi, religiosi, poeti, ma nessuno in realtà è riuscito e riuscirà mai a farci accettare la cosa più naturale e normale che capiti ad un essere umano, ovviamente la morte.
Non facendo parte di nessuna delle tre categorie sopracitate non oso neanche avventurarmi nelle strade battute dalla signora dal nero mantello, ma non credo ne crederò mai a coloro che sostengono di non pensarci, di non temerla, di non nutrire paura, non tanto di fronte al suo cospetto ma avvicinandosi al suo solo pensiero.

Ieri Anna Lisa, sconosciuta a molti e pianta da pochi, oggi Steve Jobs, conosciuto da tutti e pianto da molti. E la mente corre a colui che ha fatto ridere generazioni di italiani e che ormai da tanto tempo (1967) ha completato il suo passaggio terreno, il Principe De Curtis, Totò.
Egli, in uno dei suoi tanti modi di essere uomo di cultura, oltre che di spettacolo, si profuse in una poesia che spesso viene citata quando accadono morti premature che toccano persone ricche, coloro per i quali il regno dei Cieli è più stretto della Cruna di un ago per un cammello... parlo della Livella:
Racconta dell’incontro avvenuto in un cimitero, tra un netturbino ed un nobile che non gradisce la presenza del non blasonato al fianco della sua tomba.
E’ uno dei tanti esempi della profonda saggezza del Principe della risata che oltre a divertire sapeva far riflettere …..

""Lurido porco!...Come ti permetti
paragonarti a me ch'ebbi natali
illustri,nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?"

"Tu qua' Natale...Pasca e Ppifania!!!
T''o vvuo' mettere 'ncapo...'int'a cervella
che staje malato ancora e' fantasia?...
'A morte 'o ssaje ched''e?...è una livella.

'Nu rre,'nu maggistrato,'nu grand'ommo,
trasenno stu canciello ha fatt'o punto
c'ha perzo tutto,'a vita e pure 'o nomme:
tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto?

Perciò,stamme a ssenti...nun fa''o restivo,
suppuorteme vicino-che te 'mporta?
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
nuje simmo serie...appartenimmo à morte!"

La morte come una livella che cancella all'istante ogni differenza terrena legata al ceto sociale, alla ricchezza economica e alla conoscenza culturale. Apparteniamo alla morte dice Totò.
Questo apparente macabro pensiero è in realtà un inno alla vita, vi è in esso la voglia e la volontà di rendere in vita ciò che inevitabilmente succedete al momento della morte, dare lo stesso peso e la stessa importanza ad ogni singola esistenza e ad ogni singolo uomo. Non c'è la miserabile attrattiva del "mal comune mezzo gaudio", se muore un personaggio ricco e famoso non ne beneficia l'uomo qualunque, perché qualunque uomo in realtà è irripetibilmente unico e mai qualunque.

La livella in realtà è un traguardo posto alla fine di ogni esistenza, traguardo oltre il quale ognuno in base alla propria fede e alle proprie convinzioni, alla propria psiche e alle proprie emozioni, decide di vederci quel che più lo aiuterà a non appesantire la propria vita con il pensiero della fine di essa.
La livella si trasforma cosi in un filo sul quale ognuno di noi cammina dal momento della nascita, in equilibrio sopra quella folle idea che si chiama accettazione del finale.

La certezza che tutto questo un giorno si concluderà non può sin da ora pregidicare il presente, è come se si cominciasse a digiunare oggi al sol pensiero che in un domani ignoto il cibo finirà. Ogni giorno diventa così il giorno di inizio di una nuova vita, giorno durante il quale l'essere uomini ci spinge e ci spingerà sempre verso un unico obiettivo, quell'imparare a volersi bene che sta alla base di una buona vita, quel carpire e capire cosa possa in ogni istante rendere la nostra vita un evento follemente sereno e felice invece che una inutile e sprecata attesa di quel che verrà poi.

E lo si deve imparare a fare, per se stessi, per chi ci ha preceduto e per quelli che precederemo. Si vive per non morire ogni giorno, è l'unico modo per sconfiggere l'idea della morte, perché temerla spesso rischia di diventare più doloroso di morire.

Nessun commento:

Posta un commento