mercoledì 12 ottobre 2011

il Perno e la Pernacchia

In questi giorni mi è toccato stare a casa per colpa di un fastidioso virus che ha deciso di venirmi a trovare anche se io effettivamente non ho né sentito il campanello suonare né la porta rintoccare sotto le nocche di un inatteso ospite, ma tant'è, ci si arma di pazienza e si aspetta che passi la "nuttata".
Cosi mi sono ritrovato obbligato a letto con un'altra compagna anch'essa non cercata, nostra signora televisione. Voi mi direte: "C'è sempre un bel libro che ti può far compagnia, o magari un diversivo musicale che renda meno silenziose e sole le ore passate a rendersi conto di quanto sia bello avere qualcuno con cui condividere la giornata, il cielo sereno, o il rumore della pioggia e del vento".

E io ho fatto tutto questo, ma non ho potuto fare a meno di obbligarmi a guardare la Tv; non come forma soggettiva di autolesionismo, non come dispositivo elettronico atto al rincoglionimento dei sensi e del pensiero, ma con la ferma volontà di capire perché il Servizio Pubblico porta questo nome altisonante e carico di responsabilità. Ho poi cercato anche di pesare la velleità dei competitor privati per assaporare un modo alternativo alla Rai di fare Tv.

Faccio poi una fondamentale premessa, non amo Soap Opera, Prove del cuoco, del fuoco e del fuochino, non mi appassiono a Piazze Grandi e melodrammi napoletani recitati in un italiano povero di lessico e ricco di retorica. Ho optato così per i programmi di approfondimento.
Partendo dalla Rai (dove la ricerca è stata certosina), passando a Mediaset (dove è necessario il fiuto di un cane da tartufi per trovare un contenitore di notizie e opinioni), arrivando a La7 e Sky (dove la scelta si arricchisce di proposte più o meno serie), si giunge ad una sola conclusione: ci si affaccia alla trasmissione con una propria idea e se ne esce con la stessa, inalterata, medesima idea.
Questo accade non per incapacità intellettuale di discernere le tesi e le controtesi degli ospiti politici, dei politologi (e purtroppo delle soubrette e uomini di spettacolo prestati all'analisi della società), ma credo per il semplice fatto che da quelle telecamere non si riescono a intravedere oggettività con le quali è possibile ancorare ad un perno dati e certezze e in base alle quali far partire la nave delle nostre opinioni in un mare piuttosto che in un altro.
Vengono dati numeri e poi smentiti dalla controparte, vengono citati organismi terzi che poi si scontrano con le citazioni di altri organismi terzi, viene chiamata in ballo la coerenza e qui si cade nell'oblio dell'incoerenza generale di tutto il panorama che accompagna la classe politica nostrana.

Ultimo esempio è l'ipotesi sciagurata del Condono, un modo chiaro è inequivocabile di far cassa privilegiando i furbetti che se ne fregano delle regole in attesa della carezza sul capo da parte dello Stato, in barba agli utili idioti onesti che non hanno nulla da farsi condonare se non l'essere nati in Italia. 
Bene, sul condono del centrodestra, pratica alla quale Berlusconi e soci ricorrono da anni, sentire i capibastione del centrosinistra levarsi in dichiarazione da tribunali morali suona davvero stonato, basti pensare che nei 7 anni di governo di centrosinistra sono stati votati e approvati 13 sanatorie/condoni. Si dice allora che erano altri tempi ed un'altra Italia, che c'era una situazione economica diversa, che bla bla bla bla.

Un altro esempio lampante è la tanto vituperata legge elettorale n.270 votata sciaguratamente dal governo di destra su proposta dello "statista" Caderoli il 21 dicembre 2005. Il Centrosinistra ha poi governato in manera bislacca per due anni (2006/2008) ma non ha mai pensato né agito al fine di cambiare quella legge con la quale tutti i parlamentari sono stati scelti (e non votati) da 5/6 personaggi in cerca d'autore.

Potrei continuare con tanti esempi, ma l'obiettivo vorrei fosse chiaro, qui non si tratta di preparare il pentolone con dentro il minestrone del "sono tutti uguali", qui si tratta di dichiarare con onestà intellettuale che la coerenza abita in palazzi meno altisonanti e nobili rispetto a Montecitorio, Palazzo Chigi e altre sedi di Potere. 
La coerenza, ancor prima dell'onestà, questo viene richiesto a chi ha l'onere di prendere in prestito dal popolo il volante del potere per un tempo limitato. Per l'onestà ci sono i giudici che dovranno fare il loro dovere qualora se ne presenti l'occasione, per la coerenza noi abbiamo in mano la penna giudicante. Per saperla usare occorre informarsi, spesso malvolentieri e con fatica, ma occorre farlo, altrimenti dai salotti televisivi e dalle pagine dei media uscirà sempre il solito minestrone che ci hanno cucinato per anni, dove ognuno è migliore dell'altro per capacità politiche e per attitudini morali.

Fatto sta che per giudicare la coerenza occorre dotarsene in prima persona, magari spegnendo più spesso la tv e armandosi di un'agenda sulla quale appuntare tutto quelle decisioni che vorremmo non fossero ripetute da altri (indipendentemente dal colore politico). Poi ci si tura il naso come ci ha insegnato Montanelli, ma con la bocca occore pur respirare, magari con la lingua posizionata tra le labbra, e se ne vien fuori una pernacchia non facciamocene una colpa.


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