giovedì 12 gennaio 2012

A volte ritornano, pur non essendosene mai andati.....

A volte ritornano, pur non essendosene mai andati.....

A volte danno spazio al silenzio per meglio assaporare le parole, le frasi e la musica che gira intorno

A volte danno spazio al silenzio per la stanchezza che portano dietro le parole, specie quelle fuori posto e fuori luogo

A volte scrivono ma non lo fanno sapere, tengono per se diari di emozioni e sensazioni che in qualche occasione hanno diritto ad un solo spettatore, se stesso

A volte non hanno tempo per ritagliarsi un po' di tempo, schiacciati da impegni e responsabilità che si sedimentano una sull'altra creando piccole montagne dai piedi delle quali non è possibile volgere lo sguardo oltre l'orizzonte

A volte ritornano, non sul luogo del delitto come gli improbabili assassini dei romanzi gialli del primo Novecento, ma su reti che hanno la consistenza dell'etere

A volter non se ne vanno mai, perché andare è sempre un po' morire, ma rimanere fermi è quasi sempre agganciarsi a ciò che non ti permette di diventare oggi l'uomo che potresti essere domani.

Succede che a volte la routine, i cattivi pensieri, la melanconica tristezza dell'inverno, l'inebriante e travolgente seduzione della superficialità, si attachino alla nostra mente come quell'erba che trovavamo attaccata ai jeans di noi ragazzini, tutto il giorno a ricordarci di essere nati in campagna senza per forza portarci la campagna a casa.

Succede poi che oltre a se stessi ritorni anche la voglia degli altri, della condivisione e della pluralità di vedute, succede, come ora. E tutto diventa più leggero, come se si riuscisse in un istante a togliere zavorra dai pensieri, come se risalisse a galla l'indole che non riuscirai mai ad affogare, quella che porta a sentirti persona tra le persone.

il bello di tornare dopo un intenso viaggio, dove si sono succedute emozioni travolgenti e inquietudini inevitabili, è che si riesce meglio a mettere a fuoco ciò che ha riempito la tua vita fino all'altro ieri, e ti accorgi che i colori e i suoni di ciò che hai vissuto rimangono gli stessi, è la luce che li avvolge che rende il tutto meno saturo e più distaccato. Non si sente più il bisogno di condurre battaglie che prima erano fondamentali per esaltare significativamente la propria vita, non ne si sente il bisogno perché ci si rende conto che quelle battaglie miravano a mete di un viaggio che sarebbe diventato infinito, con finali che avrebbero aperto nuovi inizi. E' come se si fosse voluto colmare un vuoto senza rendersi conto che il vuoto stava proprio nel colmare continuamente l'anfora sbagliata, quella bucata dalle spine delle ambizioni effimere e dai rovi del potere temporale.
In quelle battaglie rimangono in campo tanti soldati, i loro mitra sparano a salve e i loro elmetti sono di cartone, ma loro sono convinti di star combattendo la terza guerra mondiale con i galloni del Generale.

Io diserto e mi incammino nel deserto, quel deserto che sarò io stesso a riempire di ciò per cui vale la pena vivere, e che da oggi in avanti non inquinerò con miraggi che nasconso da pensieri altrui. Nel mio deserto ci sarà tanto spazio per tante persone e ci sarà acqua per tutti, perché "Ciò che rende bello il deserto, è che da qualche parte nasconde un pozzo. (Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe)"

1 commento:

  1. Senza mancare di rispetto al caro Antoine aggiungo che l'acqua di quel pozzo è talmente buona che non smetti mai di berla. Di sete ne abbiamo tutti........ tanta sete....... ma occorre cercare e scoprire la sete come hai fatto Tu.

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