domenica 30 settembre 2012

Attento che cadi

 L'Italia non cambia perchè noi non cambiamo. Siamo una Repubblica fondata sulla prudenza, i figli non sentono più la necessità di ribellarsi ai padri e quindi finiscono per ripetere gli stessi gesti, le stesse idee, le stesse strategie

"Fin da piccini la mamma ci dice «attento ad attraversare la strada», «mettiti la canottiera che ti ammali» e cosi via. Siamo cresciuti con la regola di essere cauti, nel lavoro, nella carriera, nella vita di ogni giorno. Ci hanno insegnato a non indispettire i potenti perché «non si sa mai». Ci hanno sempre consigliato di non criticare troppo nel caso che le vittime delle nostre critiche, un giorno, si trovassero in una posizione da dove potrebbero aiutare, spingere, far salire di grado. Attento! È il motto della nostra cultura. Oggi però le cose sono cambiate. Se prima la prudenza c’insegnava a stare defilati, nell’ombra ad aspettare che qualcuno ci aprisse la porta giusta, oggi le nuove generazioni sono contagiate da quella malattia infantile che si chiama «visibilità». Essere visibili è essenziale. Il tasso della nostra visibilità fa punteggio nel nostro curriculum. «Sapersi muovere bene» è diventato quasi un titolo di studio. Il problema è però essere visibili, muoversi bene ma al tempo stesso rimanere prudenti, non indispettire i padri, i padroni, i potenti. Farsi vedere ma mai essere «contro». Mai apparire ribelli verso coloro che ancora stanno nelle stanze dei bottoni. Il Codardo Rampante studia il territorio, cerca il consenso, compreso quello dei padri. Cosi facendo ha spesso successo. Ma il suo successo è un successo che come si dice in inglese «sta sempre nel punto giusto della curva», mai indietro, ma nemmeno mai avanti.

Il rischio è sempre calcolatissimo al punto che non è nemmeno più un rischio. Senza il rischio però nessuna innovazione, nessuna rivoluzione, nessun stravolgimento di idee o linguaggi ma semplicemente un aggiornamento di quello che c’è, di quello che «funziona», di quello che «fa stampa». Le stesse cose solo confezionate meglio. Arrivare in vetta salendo sulle spalle dei coetanei meno visibili ma sempre attaccati alla corda dei padri. Paura di perdere. Quindi pareggio. Questa mentalità è un grosso problema per la società e la sua cultura che trovano la propria vitalità e la propria crescita in quel continuo alternarsi di trionfi e sconfitte, di crisi e prosperità, di errori e cose azzeccate. Sbagliando s’impara. Ma oggi si vuole solo imparare a vincere senza correre il rischio di sbagliare. I grandi artisti creano i propri capolavori attraversando un oceano d’incertezze, ripensamenti, sbagli e tentativi andati a vuoto. Non è un caso che chi oggi dipinge come Leonardo ma non ha idee non diventerà mai un grande artista. 

I padri servono come esempi, buoni e cattivi, dopodiché, vanno superati, con rispetto ma anche con coraggio. Non si può capire la bellezza della luce che c’è sulla vetta se non abbiamo conosciuto il buio della valle più profonda, mi pare abbia detto Nixon nel suo discorso di addio alla Casa Bianca dopo lo scandalo del Watergate. Non si può fare o entrare nella storia partendo da mezza collina sempre con il sole sopra le nostre teste. Per crescere è necessario essere un po’ meno prudenti e un po’ più impudenti. Conquistare la sommità non è nemmeno divertente se ci si arriva in elicottero. 

È colui che ha inventato l’elicottero quello che ha cambiato il modo di volare non coloro che possono usarlo, magari perché arrampicandosi sono diventati amici di chi ha potuto comprarselo. (cit.LS)

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