L'Italia non cambia perchè noi non cambiamo. Siamo una Repubblica fondata sulla prudenza, i figli non sentono più la
necessità di ribellarsi ai padri e quindi finiscono per ripetere gli
stessi gesti, le stesse idee, le stesse strategie
"Fin da
piccini la mamma ci dice «attento ad attraversare la strada», «mettiti
la canottiera che ti ammali» e cosi via. Siamo cresciuti con la regola
di essere cauti, nel lavoro, nella carriera, nella vita di ogni giorno.
Ci hanno insegnato a non indispettire i potenti perché «non si sa mai».
Ci hanno sempre consigliato di non criticare troppo nel caso che le
vittime delle nostre critiche, un giorno, si trovassero in una posizione
da dove potrebbero aiutare, spingere, far salire di grado. Attento! È
il motto della nostra cultura. Oggi però le cose sono cambiate. Se prima
la prudenza c’insegnava a stare defilati, nell’ombra ad aspettare che
qualcuno ci aprisse la porta giusta, oggi le nuove generazioni sono
contagiate da quella malattia infantile che si chiama «visibilità».
Essere visibili è essenziale. Il tasso della nostra visibilità fa
punteggio nel nostro curriculum. «Sapersi muovere bene» è diventato
quasi un titolo di studio. Il problema è però essere visibili, muoversi bene ma al tempo stesso rimanere
prudenti, non indispettire i padri, i padroni, i potenti. Farsi vedere
ma mai essere «contro». Mai apparire ribelli verso coloro che ancora
stanno nelle stanze dei bottoni. Il Codardo Rampante studia il
territorio, cerca il consenso, compreso quello dei padri. Cosi facendo
ha spesso successo. Ma il suo successo è un successo che come si dice in
inglese «sta sempre nel punto giusto della curva», mai indietro, ma
nemmeno mai avanti.
Il rischio è sempre calcolatissimo al punto che non è
nemmeno più un rischio. Senza il rischio però nessuna innovazione,
nessuna rivoluzione, nessun stravolgimento di idee o linguaggi ma
semplicemente un aggiornamento di quello che c’è, di quello che
«funziona», di quello che «fa stampa». Le stesse cose solo confezionate
meglio. Arrivare in vetta salendo sulle spalle dei coetanei meno
visibili ma sempre attaccati alla corda dei padri. Paura di perdere.
Quindi pareggio.
Questa mentalità è un grosso problema per la società e la sua cultura
che trovano la propria vitalità e la propria crescita in quel continuo
alternarsi di trionfi e sconfitte, di crisi e prosperità, di errori e
cose azzeccate. Sbagliando s’impara. Ma oggi si vuole solo imparare a
vincere senza correre il rischio di sbagliare. I grandi artisti creano i
propri capolavori attraversando un oceano d’incertezze, ripensamenti,
sbagli e tentativi andati a vuoto. Non è un caso che chi oggi dipinge
come Leonardo ma non ha idee non diventerà mai un grande artista.
I
padri servono come esempi, buoni e cattivi, dopodiché, vanno superati,
con rispetto ma anche con coraggio. Non si può capire la bellezza della
luce che c’è sulla vetta se non abbiamo conosciuto il buio della valle
più profonda, mi pare abbia detto Nixon nel suo discorso di addio alla
Casa Bianca dopo lo scandalo del Watergate. Non si può fare o entrare
nella storia partendo da mezza collina sempre con il sole sopra le
nostre teste. Per crescere è necessario essere un po’ meno prudenti e un
po’ più impudenti. Conquistare la sommità non è nemmeno divertente se
ci si arriva in elicottero.
È colui che ha inventato l’elicottero quello
che ha cambiato il modo di volare non coloro che possono usarlo, magari
perché arrampicandosi sono diventati amici di chi ha potuto
comprarselo. (cit.LS)
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