mercoledì 9 maggio 2012

Cento Passi su di un tapis roulant



Questo lo scrissi esattamente 2 anni fa. Non che pensassi che le cose potessero cambiare in 600 giorni, ma peggiorare addirittura sotto la ghigliottina del disastro economico no!

"Voglio andare a fondo, anche a costo di risulare sgradevole e avventato..... ma vale la pena provarci
Molti sanno che sono passati 32 anni dalla morte di Peppino Impastato, l'ho trovato letto e scritto da varie parti su FB, sui blog e nella rete in generale. Il silenzio della carta stampata e delle Tv è in questo senso molto più sordo e denso di significato.
Non credo che Impastato volesse diventare un santino, un'icona da sfoggio aforismatico o da appendere in una sezione di partito. Peppino voleva semplicemente vivere in una terra fondata sulla libertà e sulla giustizia. dove la criminalità organizzata non fosse la prima azienda italiana per fatturato (circa 100 miliardi di euro all'anno pari all'8% del Pil).
Allora mi domando, questi famosi 100 passi, in che direzione sono stati fatti? Passi che si sono mossi su un tapis roulant e che hanno lasciato l'Italia di oggi ferma a quel maledetto 1978. Un paese dove oggi le mafie hanno cambiato strategia, sempre più spesso hanno abbandonato la lupara per il mouse, ma che ancora rappresentano la più grossa zavorra per il futuro del nostro paese.
Impastato, Siani, Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, e tanti altri martiri nel corso degli anni non hanno potuto impedire, con il loro sacrificio, che il nostro paese fosse ancora l'inferno di Gomorra.
E allora la violenza delle morti dei martiri a che è servita?
La classe politica degli ultimi 30 anni e la società civile sottesa ad essa, non hanno fatto lo sforzo di operare per la bonifica del più grosso deficit economico-politico-culturale- sociale, non possiamo non dircelo. I pochi che hanno continuato a percorrere quei cento passi sono ancora oggi visti come martiri potenziali in cammino su di un campo minato, pronti a saltare sulla prima mina.
Morti che sono finiti a riempire sceneggiature di film e di libri, ma che hanno poco riempito le coscienze soprattutto di una classe dirigente che aveva, ha e avrà il dovere di lottare culturalmente contro la criminalità organizzata.
Libertà e giustizia, le uniche fondamenta sulle quali possiamo sperare di costruire un Paese diverso.
Basta alla follia del contrasto all'immigrazione, alla follia della secessione virtuale , che sarebbe come a dire "bruciate nelle vostre case" facendo finta di non sapere ormai che la mafia è negli uffici milanesi tanto quanto sulle campagne dell'Aspromonte. Basta anche con la follia del nazionalismo che vorrebbe chiudere le porte all'esterno, all'Europa e al mondo, quasi a voler morire da soli nel monossido di carbonio della nostra Italica rassegnazione.
La speranza (la truffa della speranza per dirla alla Monicelli),. ormai non basta più. E' la politica attraverso l'esercizio di un forte impulso culturale da spargere sulla società, che può e deve risolverci il problema. L'assenza della politica ce lo ha regalato, il suo esercizio deve debellare il cancro.
E noi, nel nostro piccolo, dobbiamo essere chirurghi del nostro microcosmo, ribellandoci alle ingiustizie e alle angherie che ormai diamo per scontato che facciano parte del nostro mondo."

lunedì 7 maggio 2012

UN, DUE, TRE...... STELLA


Ci sono momenti in cui un uomo decide volontariamente di tornare bambino, questo per me è uno di quei momenti.

LETTERA DI AMORE AD UNA VECCHIA SIGNORA

Sono passati 5 anni, 9 mesi e 13 giorni da quando una dirigenza mediocre e un processo alle intenzioni ti hanno costretto a chinare la testa e a ricominciare da capo.

Non è stato facile, sono stai fatti errori, ma oggi hai ripreso con gli interessi quel che ti era dovuto. hai guardato tutti negli occhi e non ti sei piegata a nessuno, hai lasciato il campo senza mai l'onta di una sconfitta, e soprattutto hai vinto giocando il calcio più bello d'Italia.
E noi siamo qui con te, nonostante tutto e tutti. Ci chiameranno ancora ladri, ci chiameranno in tutti i modi vorranno chiamarci, ma oggi il cielo per tutti gli altri è un po' più nero, mentre il nostro brilla, perché c'è una stella in più a illuminare la nostra storia.

Vincere con Zidane, Vialli, Davids, Camoranesi, Del Piero, spesso è stato facile e bello, ma farlo con Giaccherini, Matri, Barzagli, Pepe e tutti gli altri è ancora più bello e inaspettato.
Ci è voluto un Conte per risvegliare una Vecchia Signora, ci è voluto l'orgoglio di tutti coloro che per questi sei lunghi anni si sono visti costretti ad aspettare, a pazientare, perché i fiori si possono tagliare, ma non si potrà mai fermare la primavera, e la nostra primavera è arrivata stasera.

Alla fine, quelli che vincono sono coloro che pensano di poterlo fare, e per tutta la stagione, senza mai urlarlo, tutti abbiamo pensato che un campionato come qnon potevamo perderlo, non sarebbe stato giusto... "L'importante è partecipare"?  E' sempre vero per chi arriva secondo, ma il secondo è il primo degli ultimi.

Le dietrologie, le accuse, il veleno, la mancanza di sportività, sono malattie che non hanno bandiera. in fondo il calcio è bellissimo perché anche il numero 1 del Mondo può commettere un errore che mette a rischio uno Scudetto. Può succedere perché è solo un uomo, come sono uomini gli arbitri, coloro che nel prendere una decisione non possono ricorrere alla divinità ma alle loro capacità, ma spesso non basta, ed è bello così.

Chi ha sempre pensato che in passato tutto fosse scritto, che ancora oggi tutto è sistemato a tavolino, è il principale responsabile del declino di questo sport, ed il primo degli stolti, perché se io davvero pensassi che dietro ad un gol non visto ci sia la malafede, me ne starei ben lontano da questo circo, ed invece coloro che continuano a parlare di furti e di dolo e imperterriti se ne rimangono lì sotto il tendone servono in fondo a recitare la parte dei pagliacci.

Non possono mancare i miei complimenti per la grande squadra che ci siamo messi alle spalle, il Milan, ma nessun complimento al suo allenatore ed al suo Presidente, due uomini incapaci di ammettere i propri limiti e pronti a giustificarsi solo dietro episodi a senso unico. Un grazie anche all'Inter che dignitosamente ha chiuso uno dei suoi peggiori campionati: dal 5 maggio 2002 al 6 maggio 2012 sono passati 10 anni, il finale è sempre lo stesso ma la Milano che piange ha colori diversi.

Saranno sempre 30 le nostre medaglie sul petto, e saranno lì anche senza il vostro rispetto.


Ovviamente il calcio rimane uno sport, e a me serve per non ricordarmi ogni secondo in che Paese triste e deludente stiamo vivendo. Alla fine anche le vittorie più belle ritornano ad assumere il giusto valore, fino a quando ogni tanto non si decide di tornare bambini, come adesso:

UN, DUE, TRE....... STELLA