martedì 5 marzo 2013

Il mio nemico non ha divisa


Qualche mese fa, a novembre 2012, avevo parlato in un post degli "altri", o per meglio dire, di come spesso si tende a dividere con spiazzante e feroce dicotomia "chi la pensa come me da chi non la pensa come me", che portato in politica diventa l'immancabile noi e loro.


Le elezioni ci hanno consegnato un Paese che per molti è stato una sorpresa, ma in realtà, guardando ed osservando con attenzione tutto quello che stava avvenendo nella società italiana, non poteva che essere questo tipo di Paese.


Non voglio fare un analisi politica su ciò che è successo, l'ho fatto in alcuni post su Facebook; inoltre per questo tipo di considerazioni ci sono state e ci saranno firme molto più autorevoli e significative della mia per comprendere a fondo ciò che è stato il voto invernale.

Il mio muro invece voglio usarlo per dire a me stesso (e a quei pochi lettori che ci si imbattono) che mai come ora non riesco più a consegnarmi alla deriva del noi e loro, e dico questo dopo un percorso che mi ha visto impegnato per molti anni nell'attivismo politico. Un percorso dove la prima cosa che ti viene naturale fare, quella che ti si trasmette per osmosi stando dentro una parte (e magari un partito) è pensarsi diversi da coloro che non vedono il Mondo che ci circonda con gli stessi colori coi quali lo vediamo NOI.
Questo porta a rinunciare ai colori, tutto diventa bianco o nero, e le mille sfumature di grigio servono spesso a rendere più accettabile e politicamente corretto lo star dentro un meccanismo dove dall'altra parte dello specchio ci sono solo gli avversari, solo che quello non è uno specchio ma una porta girevole dove anche noi stessi diventiamo avversari agli occhi del "nemico".

Non si tratta di una prerogativa di una parte politica, lo facevano e lo fanno i vecchi partiti e lo fanno oggi coloro che vogliono spingere sulla propria diversità da quei vecchi partiti. Non si fanno chiamare nemmeno così, si fanno chiamare Movimento, questo rende tutto più trasversale e collettivo, ma non toglie nulla di quel bianco e nero col quale si è smacchiato non solo il giaguaro, ma tutto il panorama politico italiano.

Per me, dopo l'impegno diretto in politica, oggi è impossibile vedere nei compagni di viaggio di un tempo i nemici dell'oggi. Non nego che la rigidità di alcuni nei confronti di questo mio percorso sociale mi ha creato disagi personali con qualcuno che consideravo amico ma che è evaporato come la tessera di partito che ho restituito. In fondo questo non capita solo nella politica, gli abbagli si prendono nella vita, è la politica non è che parte di essa, e non è detto che sia un male né per me né per gli ex amici che in fondo non erano amici.

Quello che invece mi ha restituito una adolescenza a ritroso è stato il pensiero che fino a qualche anno fa non intaccava la mia effimera sicurezza. Chi vota ciò che io non voterei mai non sbaglia a prescindere, nemmeno chi ha votato Silvio Berlusconi.
Devo essere onesto, io non ho mai votato e mai voterò il Cavaliere, ma coloro che lo fanno non riesco più a vederli come nemici del popolo.

E' un po' come quando si smette di fumare, quelli che un tempo ti impedivano di vivere come un diritto la tua benedetta sigaretta erano dei rompipalle salutisti; oggi li guardi, magari hai ancora voglia di una sigaretta ma ti rendi conto che hanno le loro benedette ragioni.

Vogliamo parlare dei ciclisti? Non potevo sopportare quell'andare in coppia a prendersi la strada, oggi invece mi chiedo che palle sarebbe andare in fila indiana come tanti soldatini su una strada che è tanto loro che mia.

Si sono sprecate centinaia di post e parole su come sia incredibile che Berlusconi abbia preso ancora più di otto milioni di voti, di come Ambrosoli abbia perso in Lombardia con Maroni dopo il disastro Formigoni. Si è detto che andrebbero presi a schiaffi quegli elettori, che votano con il portafoglio in mano e con la coscienza addormentata. Io non ci credo, e non credo possibile convincerli delle mie ragioni, portarli magari sulle mie opinioni se indosso la mimetica del nemico e gli punto il laser rosso in fronte.

Con il Movimento sta accadendo la stessa cosa. Loro hanno cominciato prima chiamandosi fuori dalla politica tradizionale, e chi non li ha capiti è caduto mani e piedi nel loro gioco di guerra virtuale, sparando le frustrazioni di anni ed anni di fallimenti su chi su quei fallimenti ha costruito il proprio lasciapassare per la fuga dall'anonimato. E tutto questo non sembra destinato a finire, ha una radice storica nel popolo italiano che affonda nelle eterne lotte tra Guelfi e Ghibellini e che rende ogni cosa tifo, anche la politica, soprattutto la politica.

Come se ne esce? Non se ne esce ma mi piace pensare di esserne personalmente uscito, non indossando il collarino bianco e fingendo di essere diventato un laico che ragiona da prete. Non sono meglio di chi non la pensa come me né diverso o uguale a nessuno, sono semplicemente io. Non sono ciò che voto, non faccio diventare la squadra di appartenenza, il partito politico, il fine. Sono sempre e comunque il mezzo per ciò che voglio, e ciò che voglio è vedere che prima o poi, gli altri siamo noi.

P.s. Le mie idee, le mie opinioni, le mie posizioni rimangono tutte in campo. Non ho e non avrò mai per caratteristiche personali, un approccio ecumenico da "volemose bene", ma mai come oggi credo che l'unica opinione sbagliata sia quella che pretende di essere la sola.