mercoledì 28 novembre 2012

Partiti e partite.....



I giorni che sono seguiti alle primarie del centrosinistra sono stati pieni di parole e analisi, ma una su tutte mi ha colpito in generale, ed é anche quella che più di altre ha invaso la rete creando le contrapposizioni più evidenti, dolci o nette a seconda del buonsenso dei partecipanti al dibattito: le primarie come risposta all'antipolitica.....

Ne ha parlato il mio amico Ivan, così come ha fatto il mio amico Alessio, e nel mio piccolo l'ho fatto anche io.....

Noi e loro, la politica e l'antipolitica

Io ci rimango male ogni volta che si perde l'occasione per riavvicinare la gente, non alla politica, ma ai partiti. La politica non si fa solo nelle organizzazioni private chiamate partiti, ma in ogni singola azione. Lo si dice sempre ma in realtà non lo si pensa fino in fondo, ed é su questo che si costruisce il vero steccato tra partiti e società civile.

Poi molti della società civile sceglieranno comunque un partito al quale delegare la propria fetta di democrazia rappresentativa, qualcuno lo farà turandosi il naso ed altri lo faranno invece con convinzione. Ma molti decideranno di non farlo, per i più svariati motivi, e definirli antipolitica non solo é riduttivo ma offensivo.

Non mi piace chi ghettizza, sia che lo faccia Grillo sia che lo facciano con maggior stile gli uomini e le donne che fanno vita attiva di partito. Non mi piace perché crea i presupposti per una calcificazione della rottura evidente che c'è tra chi fa politica attraverso i partiti e chi sceglie altre vie, o chi semplicemente decide di stare alla finestra,

Non sono anarchici coloro che non votano, ne ignavi a prescindere, spesso sono esuli in Patria (cit.Diamanti), e gli esuli in realtà non godono della loro condizione, non amano essere semplicemente arrabbiati, ma cercano con lo sguardo all'orizzonte quella Patria fatta di ideali ed idee che il tempo e la realtà si sono portati via.

Io ho fatto politica di partito e non rinnego un sol giorno di quell'esperienza, perché grazie a quegli anni oggi posso essere maggiormente consapevole che non esistono differenze genetiche tra chi sta dentro un partito e chi sta fuori di esso, la differenza non sta nelle persone, semmai nell'influenza che l'organizzazione esercita in alcuni.

Il problema nasce proprio li, oggi spesso l'organizzazione sovrasta l'individuo e spesso lo fa richiamandosi al buon senso ed alla fedeltà alla 'casa madre', in realtà quello che mette la sordina alla voce di molti é il timore per il proprio futuro politico prima ancora che per il futuro politico del partito o del Paese in maggior misura.

La politica nei partiti é più difficile farla, farla bene, ed é per questo che ancora oggi credo che non si possa prescindere da organizzazioni di donne e uomini che si uniscono per dare un indirizzo alle scelte della collettività, ma questo non significa che esista una sola forma di organizzazione, non può esistere solo il partito come lo abbiamo imparato a conoscere, specie se la storia recente ci ha presentato il conto delle tante, troppe contraddizioni che la partitocrazia ha regalato agli italiani.

Bellissime quelle file con la gente che voleva esprimere il proprio parere alle primarie, non sono folli come li ha chiamati Grillo, ma nemmeno son folli quei ragazzi del Movimento 5 stelle che nella sala Bramante di Fermignano ci hanno fatto ancor di più capire come funziona la raccolta differenziata e le enormi collisioni che ci sono tra politica e affari (vedi Marche Multiservizi e gruppo Hera).

È invece folle pensare che questo divario sia insanabile. Io ho fatto la scelta di provare a ricucirlo all'esterno di un partito politico, perché credo che oggi quelle macchine non siano più revisionabili. Può darsi che mi sbagli, ma non sto certo a puntare il dito contro chi invece pensa sia possibile cambiare da dentro quelle organizzazioni politiche.

Noi e loro non esiste, esistono gli individui che fanno della loro vita, in ogni singola azione, un'azione politica, "al di là di chi vota e di chi non vota, al di là dell'intervento, al di là del fare o non fare politica, l'importante sarebbe continuare a "essere" politici. Perché in ogni parola, in ogni gesto, in qualsiasi azione normale, in qualsiasi momento della nostra vita, ognuno di noi ha la possibilità di esprimere il suo pensiero di uomo e soprattutto di uomo che vuol vivere con gli uomini. E questo non è un diritto. È un dovere" (GG)

Chi cambierà questo stato di cose, quelli di noi che stanno dentro o quelli di noi che stanno fuori, non farà vincere una parte ma regalerà la vittoria a tutti.
L'unica condizione sta proprio nel non pensare alla vittoria come trionfo della propria squadra, perché sarebbe come giocare un campionato, ed é così che i partiti hanno 'giocato' gli ultimi trent'anni..... Si gioca per giocare bene, per far divertire la gente sugli spalti, sulle poltrone di casa, sui luoghi di lavoro, a scuola, in ospedale. E me ne importa poco della maglia che porto, perché a pelle nuda rimango e rimarrò sempre italiano.... Ed oggi che non rischio più equivoci lo dico e lo ridico, forza Italia.... Tutta